La teoria della Media Literacy è inserita nel dibattito concentrato sul digital divide, e schiude una nuova visione interpretativa di quelle che possono essere le eventuali barriere all'accesso ed utilizzo di Internet.
Di fianco alle barriere tradizionali (infrastrutturali, economiche e socioculturali) esistono delle barriere occulte, che agiscono fortemente sulle scelte dei soggetti, frenandone la disposizione a diventare Internet users. Tali barriere vengono individuate nelle cosiddette competenze mediali.
Sonia Livingstone, riprendendo gli studi di Aufderheide, definisce la media literacy come l'abilità ad accedere, analizzare, valutare e creare messaggi in varie forme (LIVINGSTONE S., Media Literacy and the Challenge of New Information and Communication Technologies, The Communication Review).
Sono 4, dunque, i livelli (o skills) che permettono al fruitore di godere in modo soddisfacente dei benefici offerti dal Web, sfruttandone appieno le potenzialità:
1) disponibilità di un computer connesso ad Internet
2) capacità analitiche: saper trovare e selezionare il contenuto richiesto
3) capacità critiche: saper interpretare il messaggio veicolato dal contenuto
4) capacità autoriali: saper produrre testi e contributi online
Soltanto quando l'utente sarà in possesso di tutte le 4 skills, potrà dirsi pienamente competente nell'utilizzo di un prodotto online.
Al contrario, se all'utente fa difetto una o più skills, la sua capacità di gestire e di interagire con le tecnologie ed i testi online risulta gravemente indebolita.
Estendendo il concetto, e notando che l'Italia è notevolmente al di sotto della media europea per Internet users, nonostante il fatto che le barriere tradizionali non rappresentino un ostacolo rilevante per la penetrazione di Internet, è proprio il basso livello di competenze mediali la causa di tale ritardo.
giovedì 22 gennaio 2009
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