lunedì 6 aprile 2009

Il Web vi opprime? Prendete il metrò, Intervista a Clay Shirky


In un articolo che ha fatto il giro del mondo affermi che ogni minuto in cui guardiamo la TV anziché arricchire Wikipedia è tempo buttato. Non ti pare di essere un po' integralista?

  • Ma no, non dico questo. Dico che qualsiasi sostanza è velenosa in grandi quantità. La questione con la TV non è se guardarla o no: ma capire come sia diventata una specie di babysitter del mondo. Venti ore alla settimana o più di TV? Non è troppo?

Questa non è un'analisi nuova...


Certo che no. Tra il 1950 e oggi la TV è diventata "il" mezzo, il più potente nella storia del mondo. E quello con la potenza di assorbimento più totalizzante. La radio non creava quello stato vegetativo nell'ascoltatore.


Nel tuo ultimo libro, Uno per uno, tutti per tutti (pubblicato da Codice il 27 marzo), fai degli esempi di partecipazione che hanno reso possibili archivi fotografici creati dal basso, o ricerche mondiali di un telefonino perduto. Tutte belle storie, ma hai anche esempi moralmente più proficui? Iniziative partecipate impensabili prima, e che migliorano il mondo?
  • Ce ne sono moltissimi. L'anno scorso i fan di Josh Groban, il cantautore, hanno aperto una fanboard per fargli un regalo di compleanno: la raccolta di fondi per un progetto a favore degli orfani in Sudafrica. Hanno messo insieme quasi 50mila dollari attraverso la rete. Senza internet non ci avrebbero neanche potuto pensare. E quest'anno lo hanno rifatto. Ma non devi sottovalutare i progetti spontanei di condivisione apparentemente meno "importanti".

Tipo?

  • Anche quando le persone fanno delle fesserie frivole - mettere su Flickr foto di gatti che ridono, commentarle e archiviarle assieme - per me è comunque meglio che stare a guardare la TV.

Non sarebbe meglio utilizzare quegli strumenti per fare qualche cosa di più utile?

  • Se vedi il bicchiere mezzo vuoto e hai una visione utopistica del mondo per cui tutti potremmo fare grandi cose, le foto dei gatti sono una perdita di tempo: ma per come la vedo io è decisamente meglio che guardare la TV.

Ma non è che condividere le foto dei gatti generi un'infondata consapevolezzadi partecipazione, un alibi per non fare altro? Se sto davanti alla TV, almeno so sto buttando via il tempo e mi sento in colpa...

  • Tu sei troppo ambizioso. Ti ripeto che è meglio fare qualunque cosa, sempre. E poi ognuno sceglie cosa fare degli strumenti che ha a disposizione: sta a noi escogitarne l'uso migliore.

Già... Eppure il successo di Facebook in Italia è spinto dal messaggio che ci puoi trovare i compagni di scuola. Non sarebbe meglio dire che ci si possono fare anche delle grandi cose?

  • Ma si fanno grandi cose con Facebook! In California ha portato al voto molti immigrati che neanche sapevano di averne il diritto. La partecipazione è questo, il creare delle iniziative dal basso e usare al meglio gli strumenti per farle crescere.

Non pensi che anche le élite abbiano il dovere di educare le masse? Non ridere, era una citazione. Capisci cosa intendo?

  • Sì. Ma non penso che Internet sia utile in questo senso. Io non credo alla perfezione, alle utopie e alla loro diffusione. Credo che il miglioramento sia in queste nuove opportunità.

Tu quindi pensi che l'uso del Web nella comunicazione politica non sia soltanto un bluff...

  • No, non lo è. Basta avere chiaro di cosa si parla. La campagna di Obama ha dimostrato che era falso che il Web servisse per il fundraising e non per l'organizzazione. Lui non ha educato le masse ma ha usato un sistema di strumenti online per organizzarle e mobilitarle. Nel 2006 (prima dell'annuncio della candidatura) nessuno avrebbe scommesso un centesimo su un presidente nero. E la ragione della rivoluzione è stata il suo uso dei social media. In America i giornali hanno questo mito della neutralità: se solo i media tradizionali avessero seguito Obama e la sua campagna, gli elettori avrebbero continuato a percepirlo come un alieno senza una chance. Sono cose come i video di Will.I.Am e Obama Girl che hanno contribuito a renderlo un candidato plausibile.

Dici che se McCain avesse usato la rete allo stesso modo di Obama avrebbe avuto più chance?

  • McCain ha provato a usare il Web per raccogliere fondi. Ma ha messo sul suo sito delle cose preconfezionate che i suoi sostenitori potessero copiare e incollare sui blog. Questo perché non si fidava dei suoi supporter. Non li ha invitati a partecipare: non ha lasciato che fossero loro a costruire la campagna.

Ma tu riesci a gestire in modo qùequilibrato il tuo tempo e tutte le cose che la rete ti consente?

  • Il Web è una macchina da distrazione. Sempre, quando si passa da un uso occasionale a un uso continuo di una cosa nuova, bisogna trovare un modo per mantenere l'attenzione e la concentrazione. Senza venirne travolti. Questo è senz'altro un problema reale.

A chi lo dici.

  • Non hai ancora visto niente. Ora metono il wi-fi sugli aerei. La genete guarderà dei porno in volo sul Pacifico. Ma io credo che troveremo i modi per adattarci.

E il tuo modo qual è? Come sei riuscito a scrivere il tuo ultimo libro, per esempio?

  • Ho fatto un paio di cose. Intanto ho tagliato molte letture: giornali, riviste e newsletter.

E quando fai così non hai paura di perderti qualcosa che magari ti servirà in futuro?

  • Sì, e succederà per forza: ma ti devi abituare all'idea che non saprai mai tutto. E' un'illusione da abbandonare quella per cui puoi seguire tutto quello che avviene. E poi ho trovato degli spazi sicuri. A volte sono rimasto sulla metropolitana per due ore, perché mi distraevo meno che stando sul Web. Facevo il giro completo della linea. Bisogna sapersi volontariamente staccare da tutte queste cose.

di Luca Sofri


Il contributo è tratto da:
- Wired, No. 2, Aprile 2009

L'immagine appartiene a:
- happenupon.files.wordpress.com

1 commento:


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