mercoledì 1 aprile 2009

Harold Lasswell - Il Modello di Lasswell

Un metodo corretto per descrivere un atto comunicativo consiste nel rispondere alle seguenti domande:
  • chi
  • dice che cosa
  • per mezzo di che canale
  • a chi
  • con quale effetto
E' con queste parole che Harold Lasswell, nel 1948, tentò di organizzare un campo di studi allora caotico come quello della comunicazione. Il modello di Lasswell ha il merito, infatti, di identificarsi come il primo tentativo di introdurre allo studio dei processi comunicativi, attribuendo ruoli e parti ai diversi soggetti coinvolti nonché precise dinamiche di interazione.

Oltre a descrivere più analiticamente il processo comunicativo, il modello di Lasswell, come detto, si presta ad organizzare il campo della ricerca e dell'analisi in aree aventi distinti oggetti di indagine.
  • Prestare attenzione a "chi" attiva il processo comunicativo significa collocarsi nell'area di studio dell'emittenza: vale a dire di quei soggetti che producono messaggi comunicativi. Gli studi sull'organizzazione del lavoro giornalistico, delle emittenti televisive e delle nuove tecnologie della comunicazione si inscrivono all'interno di un filone di studi che ruotano intorno alla figura dell'emittente e che hanno percorso due strade, l'una tracciata dalla sociologia delle professioni, l'altra dalla sociologia del lavoro e dell'organizzazione.
  • Prestare attenzione a "cosa" viene comunicato, invece, comporta un'automatica collocazione nell'area di studio del messaggio. Il filone estremamente ricco della content analysis trova in Lasswell, infatti, il suo padre fondatore, con studi pionieristici sulle tecniche di persuasione utilizzate durante la prima guerra mondiale. Questa metodologia di ricerca cotninua a rappresentare un'applicazione esemplare dell'analisi del contenuto, pur con tutti i limiti connessi all'adozione di un'approccio basato sul conteggio dei simboli-chiave e sull'assunto implicito di un'univoca interpretazione del messaggio da parte dei destinatari.
  • Prestare attenzione a "chi" è il destinatario del messaggio implica l'assunzione di un focus d'attenzione centrato sul pubblico dei media. GLi studi sull'audience dei media sono incredibilmente cresciuti negli ultimi anni, a testimonianza della centralità di una problematica a lungo ignorata.
  • Infine, prestare attenzione a "quali effetti" vengano attivati nei destinatari significa entrare di forza nel campo di studio degli effetti, che ha attraversato l'intera storia della mass communication research. Gli effetti intenzionali o inintenzionali, diretti o indiretti, a breve o a lungo termine rappresenteranno, infatti, sin dagli inizi, il campo privilegiato degli studiosi alla perenne ricerca di conseguenze attribuibili all'azione dei media.
L'organizzazione del campo di studio, frutto dell'applicazione del modello di Lasswell, continua a rappresentare un utile strumento di lavoro per organizzare la raccolta dei dati e per costruire una prima visione di insieme, come si evince dalla rappresentazione grafica di tale modello (clicca sull'immagine per ingrandirla):
Ma per quanto possa apparire di buon senso, la lista di Lasswell presenta notevoli difetti di omissione, individuati, fra gli altri, da Schulz:

  • I processi comunicativi sono asimmetrici: ci sono un soggetto attivo che emette lo stimolo e un soggetto piuttosto passivo che viene colpito da questo stimolo e reagisce.
  • La comunicazione è individuale, un processo che riguarda innanzitutto singoli individui e che è da studiare su questi individui.
  • La comunicazione è intenzionale, l'introduzione del processo da parte del singolo comunicatore avviene intenzionalmente ed è, in genere, diretta a uno scopo; il comunicatore mira a un determinato effetto.
  • I processi comunicativi sono episodici: inizio e fine della comunicazione sono temporalmente limitati e i singoli episodi comunicativi hanno un effetto isolabile e indipendente.
In altre parole, il modello di Lasswell immagina un comunicatore esclusivamente attivo e un destinatario solo passivo, ignora i ruoli sociali, economici, di genere di entrambi gli interlocutori, immagina la comunicazione come un processo isolato e dedito a un fine preciso, non tenendo conto delle interferenze e dei filtri complessi che ne modificano sempre il senso.

Pur con questi limiti ed omissioni, il modello di Lasswell, tuttavia, si pone come una pietra miliare che segna il punto di partenza di un percorso conoscitivo ancora in corso.


Bibliografia
- BENTIVEGNA S., Teorie delle Comunicazioni di Massa, Laterza, Roma, 2003
- LASSWELL H.D., The Structure and Function of Communication in Society, 1948
- LOSITO G., Tendenze e Problemi della Ricerca Sociale sull'Emittenza, 1988
- SCHULZ W., Ausblick am Ende des Holzweges, Publizistik, 1-2, 1982
- VOLLI U., Il Libro della Comunicazione, Il Saggiatore, Milano, 1994

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